BLUE
Parte 1: SÌ, ECCO LA VERITÀ
di FABIO VOLINO

 

Su un tetto inondato dalla luce del sole della ridente città di Miami (almeno è così che ci viene descritta dai media portatori di falsità ed ipocrisia), Hector Ayala guarda fisso l’Agente Smith, cercando di scrutare qualcosa in quegli occhi coperti da pesanti occhiali da sole. Un lieve sorriso incurva gli angoli della bocca dell’uomo del mistero.
“Dunque siamo giunti al momento della verità, signor Ayala” dice Smith “Non giunge per noi come un fulmine a ciel sereno, avevamo pianificato tutto fin dal principio”.
“Le ho già detto che non credo a queste idiozie del destino prefissato” quasi urla la Tigre Bianca e, come per non volersi nascondere dietro la sua maschera, abbandona la sua guisa e torna al suo aspetto umano.
“Certo, lei può non crederci. Può non credere che abbiamo organizzato tutto di modo da farla accusare di omicidio plurimo, può non credere che non abbiamo contattato Gideon Mace perché trafugasse un carico di gas nervino e prendesse in ostaggio i passeggeri di un treno su cui era salito anche lei, può non credere che abbiamo pagato un serial killer perché le desse un passaggio e cercasse di ucciderla, può non credere che abbiamo permesso che lei arrivasse fin qui solo perché rientrava nei nostri scopi. Può non credere a tutto questo, ma è la realtà”.
“Allora questo non mi sembra un destino prefissato, mi sembrano solo tentativi da parte vostra di piegare la realtà coi mezzi che usano i politici e i poliziotti corrotti. Non siete molto diversi da altre persone, insomma. E non ha citato la vicenda contro quello strano demone di Beedle… lì la vostra mano non è arrivata, vero?”.
Il sorriso agli angoli della bocca dell’Agente Smith si allarga. “Allora, vuole conoscere la verità?”.
“Il destino prefissato ha progettato che lei dovesse porre questa domanda retorica?”.
“Lei è finito nel mirino di una setta” spiega Smith senza badare all’ironico commento dell’eroe “Probabilmente il nome non le dirà niente: si definiscono i Figli di Satannish”.
“Ha ragione, non so chi siano. E dunque la mia domanda successiva è: cosa diavolo vogliono da me?”.
“Lei ha utilizzato un termine calzante. Diavolo. Vede, i figli di Satannish sono emersi alcuni anni fa, guidati da un medico rivale del Dr. Strange, che ancora guida l’organizzazione da dietro le quinte. Conosce il Dr. Strange?”.
“Me ne ha parlato… un mio amico”.
“Può dire tranquillamente che è l’Uomo Ragno, noi sappiamo tutto di lei. Ecco, il Dr. Strange sventò i primi piani di alterazione della realtà da parte dei Figli di Satannish, che da quel momento si sono ritirati nelle ombre. Aspettando, aspettando il momento giusto. E la persona giusta. Quella persona si è rivelata essere lei”.
“Ma perché? Perché?”.
“Ritengono che lei sia il soggetto perfetto. Vede, quando quei tre amuleti mistici si fusero in uno solo e la tramutarono nella Tigre Bianca non fu per caso. Ma perché lei è una persona in gran sintonia con le energie mistiche della Terra. Tutti noi lo siamo, chi più chi meno, lei rappresenta per i Figli di Satannish l’esemplare perfetto”.
“E quale sarebbe il loro scopo fi… Sì, ora ho capito, l’evocazione di colui che chiamano il Supremo. Quel… Satannish, vero? Il nome è molto simile a Satana, l’incarnazione del male. Sì, deve essere così”.
“Noi non gliel’abbiamo mai nascosto, se ripensa ad alcune affermazioni dello sfortunato Agente Pratt. E questo obiettivo passa… per la gemma che porta al collo!”.
Lo sguardo di Hector corre subito all’amuleto. “Lì dentro c’è una gemma dai poteri mistici. Afferrala e avrai capacità simili a quelle che avevi quando eri la Tigre Bianca”. “Che gran figlio di…”.
“Sì, Mr. Blue è dalla nostra parte, tutti quei messaggi sul fatto che fosse prigioniero della setta erano uno specchio per le allodole. Ha conquistato la sua fiducia, perché lei aveva disperatamente bisogno di qualcuno che fosse dalla sua parte, ma così facendo non ha fatto altro che aiutarci a tracciare il nostro destino”.
“Che gemma è questa?”.
“Si chiama Cristallo della Conquista, uno dei più potenti artefatti mistici esistenti. Alimenta il nostro potere”.
Hector se la toglie e la scaglia via. “Non le servirà a nulla” afferma Smith. Ed infatti poco dopo la gemma ricompare sul petto dell’eroe, che inizia a togliersela di nuovo. “Non faccia l’idiota, come tanti suoi colleghi supereroi: sa benissimo che è legata permanentemente a lei. Ormai siamo alla fase finale, signor Ayala. Lei sta esaurendo la sua utilità, ha raccolto ormai sufficiente potere per la rinascita del Supremo”.
“Ve lo impedirò in qualche modo, ho ancora la libertà di…”.
Il sorriso di Smith è ora più ampio che mai. “Lei non capisce, signor Ayala, non ha mai capito. Noi non siamo qui perché siamo liberi, siamo qui perché non siamo liberi. Opporsi a questo dato di fatto non ha ragione né scopo, perché senza scopo non esisteremmo”.
“E’ lo scopo ad averci creati”.
Hector Ayala si volta verso la voce, davanti a lui c’è un secondo Agente Smith.
“E’ lo scopo che ci connette”. Terzo Smith.
“Che ci motiva”. Quarto Smith.
“Che ci guida”. Quinto Smith.
“Che ci spinge”. Sesto Smith.
“E’ lo scopo che stabilisce”. Settimo Smith.
Gli occhi di Hector tornano sull’originale. “Ed ora ha conosciuto anche il mio potere” dice l’Agente “Creare duplicati di me stesso. E glielo dico subito, hanno la mia stessa forza e resistenza, che non è poca. Ma c’è n’è un secondo”.
L’eroe si mette in posizione difensiva.
“Un secondo potere che ci permetterà di sottrarle ciò che finora le ha permesso di restare in vita. Il potere”.
Improvvisamente Smith conficca una mano nel petto di Hector, poco sotto dove si trova la gemma mistica. Non si crea ferita, il sangue non zampilla. Subito dopo le fattezze dell’ispanico-americano iniziano a mutare, a divenire simili a quelle dell’Agente.
“Sì, così” dice Smith “Solo pochi secondi e sarà tutto finito”.
Ma Hector Ayala non è un uomo arrendevole, infinite sofferenze lo hanno temprato, gli hanno insegnato a non mollare mai. E così, in modo costante, riesce a tornare al suo vero aspetto e a liberare il suo petto dalla mano di Smith. Poi diventa la Tigre Bianca.
Smith secondo e terzo lo afferrano per le spalle, ma lui li getta via e dà un pugno a Smith quarto, mentre gli altri tre lo attaccano all’unisono. Hector para tutti i loro colpi, poi si china rapidamente e dà un pugno allo stomaco di Smith settimo, tirandosi all’indietro subito dopo. Ma ormai è tardi: lo Smith originale riesce a sferrargli un pugno al mento, ma l’eroe assorbe l’impatto e compie una capriola all’indietro, centrando con un calcio alla mascella Smith secondo, poi torna indietro e lo Smith originale si becca un bel dritto al setto nasale.
La Tigre Bianca compie un balzo che lo porta lontano, ma tutti gli Smith lo attaccano e lui torna di nuovo sulla difensiva. Prende un pugno allo stomaco, ma non lo sente, poi salta in alto, allarga le gambe e con due calci simultanei allontana da sé due suoi avversari. Smith terzo lo afferra da dietro, ma l’eroe protende le sue possenti braccia all’indietro e scaglia il suo nemico verso i suoi simili: tutti lo evitano, tranne Smith secondo ed i due cadono rovinosamente nell’impatto. La battaglia non concede un attimo di respiro.
Potrebbe capitare il finimondo e su questo tetto nessuno se ne accorgerebbe. Figuriamoci dunque se ci si accorge dell’arrivo di un intruso, lo definiremmo un terzo incomodo se Smith non si fosse moltiplicato: pesto e malconcio, ma l’Agente Pratt rimane comunque qualcuno da temere.
“Maledetto Ayala” pensa a voce alta “Mi hai fatto soffrire anche troppo. Ora nemmeno Smith ti salverà da…”.
Improvvisamente qualcuno gli tocca ripetutamente la spalla con un dito, cerca di mettere rabbia e forza anche in questo gesto semplice. Pratt è fortunato che abbia utilizzato la sua mano sana.
“Ti ricordi di me?” esclama Gideon Mace.
Ma arriva qualcun altro, qualcuno di non troppo inatteso. Un ottavo Smith. “Permettete che appiani le vostre divergenze”.
L’uomo ficca i palmi delle sue mani nei petti di Pratt e Mace, che diversamente da Hector Ayala non sono in grado di resistere e pochi secondi dopo altri due duplicati dell’Agente Smith compaiono sulla scena. Ed a loro se ne aggregano altri, fino a che ce ne sono venticinque.
“Posso metterle contro l’intera città di Miami, signor Ayala” dice Smith “Non ha nulla da aggiungere?”.
“Sì. Vaffanculo”.
L’Agente piega leggermente la testa a sinistra. “Sintetico, ma preciso”.
I venticinque Smith attaccano in massa, ma la Tigre Bianca compie un balzo e li supera quasi volando sopra di loro. Come atterra si volta e fronteggia i primi assalti: il crescere continuo degli avversari lo mette rapidamente in seria difficoltà e dunque alcuni vanno a segno e lo mandano contro una panchina di legno presente sul tetto, che viene sfasciata. Riverso a terra, Hector vede uno degli Smith compiere un balzo per atterrare a piedi uniti sul suo volto: si rialza prontamente e, quando la replica atterra, lo centra con un calcio all’inguine. Un altro Smith compie un balzo verso di lui, ma l’eroe lo afferra per un braccio ed usandolo a mo’ di mazza lo sfrutta per colpire tutti gli altri suoi simili che provano ad avvicinarsi, infine lo getta contro una parete.
Lo Smith originale torna all’attacco, ma Hector ormai è come se avesse studiato ogni sua mossa nella sua mente e para tutti i colpi. Non si avvede però alle sue spalle di un altro Smith, che lo blocca per le spalle. Il primo Agente sferra un pugno, ma la Tigre Bianca riesce a chinarsi e viene dunque centrata la copia, che abbandona la presa. Praticamente inginocchiato, l’eroe colpisce lo Smith originale con un pugno allo stomaco, poi con un calcio laterale si libera di un’altra sua copia. Altri Smith tentano di bloccarlo, ma scivolando in avanti la Tigre Bianca fa sì che vadano a sbattere uno contro l’altro.
“Ancora” dice il primo Smith ed altre sue venticinque copie irrompono sulla scena.
Hector prova dunque a raggiungere la scaletta del tetto, l’unica via di fuga, ma i suoi avversari sono davvero tanti e riescono a fermare la sua corsa. Due di loro, praticamente all’unisono, lo colpiscono con due pugni allo stomaco e lo fanno volare in aria, fino a farlo sbattere con violenza contro una parete.
Un dolore indicibile si propaga lungo la schiena di Hector Ayala mentre scivola a terra. Contemporaneamente tutte le copie di Smith gli si avvicinano.
“Si arrenda, signor Ayala” gli consiglia lo Smith originale “Tutta questa sua resistenza si rivelerà inutile”.
L’ira monta nella Tigre Bianca, giunge improvvisa ed inaspettata di fronte alle parole sprezzanti ed al tono arrogante del suo avversario. Ora è deciso più che mai a fargliela pagare… a tutti quanti. Perciò si rialza ed i suoi occhi iniziano a brillare, come se vi fosse il fuoco dentro di essi.
“Arrendermi?” esclama “Sfortunatamente per lei non so come si fa”.
“Non sta facendo altro che alimentare il potere dei Figli di Satannish agendo in questo modo” dice Smith.
Hector non lo ascolta e nota una sbarra di ferro, dove forse prima c’era un cartello od un’insegna di qualche tipo, conficcata nel terreno. La sradica senza difficoltà, con parte del cemento che rimane attaccato in fondo. L’eroe la agita, la fa girare, la soppesa nelle sue mani, fino a quando improvvisamente la sferra contro Smith quarantottesimo, che crolla riverso al suolo, mentre tutto il cemento si stacca dalla sbarra. La Tigre Bianca la fa girare con una sola mano, poi compie una sorta di mezzo inchino rivolgendosi ai suoi nemici.
“E sappiate questo” dice l’eroe “Io sono stato allenato da Abe Brown”.
Gli Smith lo attaccano, ma un ennesimo balzo dell’eroe li coglie di sorpresa. Atterrato, la Tigre Bianca inizia ad usare la sbarra come oggetto contundente: e stavolta non c’è freno nei suoi colpi, stavolta ogni assalto è volto a procurare dolore fisico, se possibile anche permanente, ai suoi avversari.
Quattro vanno subito ko, mentre altri riescono ad evitare questo destino. Smith trentaseiesimo tenta il solito gioco della presa alle spalle, ma Hector continuando a dargli la schiena lo colpisce con la sbarra prima al setto nasale, poi all’inguine. Sorpreso, Smith quarantaduesimo rimane immobile e la Tigre Bianca non sta certo a guardare: colpo alle gambe, seguito da un pugno al volto.
“Ancora. Ancora” chiede lo Smith originale, mentre altre sue cinquanta copie in pochi secondi si presentano sulla scena.
“Basta!” grida Hector Ayala “Mi sono stancato di questa farsa!”.
Altri attacchi, altre respinte da parte dell’eroe, ma non può certo continuare così per sempre. Ad un certo punto Smith settantanovesimo, sorprendendolo, lo disarma con un calcio. Altre copie tentano di trovare una breccia nella difesa della Tigre Bianca, che cerca di fare quanto può. Ma appunto non può continuare così per sempre. Alla fine lo Smith originale lo mette a terra e gli si getta sopra e viene immediatamente seguito dalle altre sue copie rimaste in piedi, quasi comiche nel loro tentativo di volersi aggregare a questa massa informe.
“Si arrenda, signor Ayala” dice Smith “E’ inevitabile”.
“No, carajo!”.
Quello che accade dopo lo vede tutta la città di Miami. Un immenso, accecante globo di luce si propaga da quella massa informe e va ad avvolgere tutti gli Smith, poi è come se vi fosse una esplosione silenziosa. La luce bianca si estende a tutta la città e per pochi secondi Miami si blocca, ipnotizzata da questo evento che pur essendo una metropoli terrà banco per molte settimane: c’è chi lo attribuirà ad un UFO, chi a qualche misterioso esperimento governativo. I media ci sciameranno sopra come sciacalli per settimane, nel tentativo purtroppo ben riuscito di mascherare un attacco da parte delle forze americane con armi chimiche proibite ad una città in Medio Oriente ritenuta la culla di una sacca terroristica. Le uniche culle invece saranno quelle dei bambini di questa città che non vedranno più la luce del giorno. In risposta il principale gruppo terrorista mediorientale organizzerà e porterà a termine un attacco suicida ad una roccaforte americana, uccidendo oltre ad una decina di soldati anche venti infermieri volontari che non avevano mai fatto nulla di male in vita loro. Centinaia di vittime solo perché i media da anni non fanno più il loro lavoro: informare la gente.
Ma torniamo su quel fatale tetto. Dopo l’esplosione silenziosa, un solo uomo rimane in piedi ed è Hector Ayala. Riversi a terra in stato di incoscienza, oltre a Smith che ha perduto in un lampo accecante tutte i suoi duplicati, ci sono altre due persone.
“Hombre, che potere: è stato quasi… inebriante” pensa la Tigre Bianca “Ma… Ma questi sono Mace e Pratt. Certi tizi proprio non si decidono a morire, sì?”.
Poi all’eroe viene in mente un’idea: è decisamente azzardata, ma a questo punto non gli sono rimaste molte altre opzioni. Prima guarda Smith… potrebbe facilmente ucciderlo ora, ma da un lato sarebbe profondamente immorale, e poi… non ne è in grado, nonostante tutto quello che gli ha fatto. Meglio conservare la propria rabbia e le proprie forze per la resa dei conti finale con Mr. Blue.
“Deve essere quel tizio di cui mi ha parlato” riflette Hector “Quello che guida i Figli di Satannish”.
Poi afferra una persona e la porta via dalla scena della lotta, la quale ora è così silenziosa da poter essere scambiata come un angolo di paradiso.

Rifugio dei Figli di Satannish.

“Meraviglioso” commenta Mr. Blue che ha visto in trance mistica lo scontro tra la Tigre Bianca e Smith “La rivelazione ha colpito nel segno. Ora tu conosci la verità, Hector Ayala, ma questa non ti servirà a nulla. Ancora poco e… il Supremo sorgerà”.

Miami.

Quando apre gli occhi la luce del sole lo acceca e istintivamente si porta le mani a protezione, poi inizia a sentire fitte di dolore lungo tutto il corpo. Trattiene un grido di sofferenza. Non ricorda molto gli eventi delle ultime ore, soprattutto non sa come sia finito su questa panchina. Si rialza e, quando vede chi ha davanti, crede di stare sognando. Anzi, è un incubo.
“Salve, Gideon Mace” dice la Tigre Bianca “Ho un accordo da proporti”.

CONTINUA...

PROSSIMAMENTE

Un'incredibile alleanza

Note dell'Autore: E così, dopo tredici storie piene di pathos (spero almeno per voi sia stato così), abbiamo finalmente scoperto chi sono i persecutori della Tigre Bianca: i Figli di Satannish. Difficile che questo nome possa dirvi qualcosa, a meno che non foste presenti all'alba dei tempi quando la Corno pubblicò le prime storie del Dr. Strange o abbiate letto delle ristampe americane (io appartengo a quest'ultima categoria, vorrei precisare): diciamo solo che differisce un po' dalla solita setta demoniaca e che trae i suoi poteri dal demone che afferma di servire, Satannish appunto. Il loro amuleto principale è il Cristallo della Conquista, che abbiamo scoperto essere la gemma che alimenta le energie mistiche della Tigre Bianca (probabilmente è stato rimodellato perchè lo ricordavo un po' più grande). Per il resto Smith spiega tutto alla perfezione e vorrei far notare che lo scopo di questa setta è stato dichiarato fin dal principio (ok, dalla seconda storia), pensavate fosse solo un inganno, vero? A volte basta poco per stupire.
La citazione cinematografica di questo racconto è così evidente che non la dico nemmeno e realizza un mio piccolo pallino: scrivere una storia dominata almeno per l'80% da una scazzottata. Ora posso dedicarmi ad obiettivi più gratificanti.